Nella newsletter n. 19 troverete un estratto dell’articolo di Andrea Barolini del numero di ottobre del mensile Scarpdetenis, mensile di strada. Qui di seguito riportiamo la parte dell’articolo che ci interessa per esteso
Dall’inizio di dicembre dello scorso anno ad oggi, nella provincia di Idiib, in Siria, i combattimenti tra le forze filo-governative e i ribelli hanno provocato la fuga di 900000 persone. Le Nazioni Unite hanno specificato che, di queste, circa il 60% è rappresentato da minorenni. Lo scorso inverno, decine di migliaia di persone sono state costrette a dormire all’addiaccio presso il confine turco, senza strutture igieniche e in condizioni sanitarie drammatiche, dovendo fronteggiare il freddo, la mancanza di medicinali e senza sapere cosa ne sarà di loro nel prossimo futuro.
“E’ la più grave storia di orrore umanitario del secolo in corso” ha commentato senza mezzi termini l’ONU. Una storia fatta di bombardamenti e di un popolo intero ammassato al confine con la Turchia. Che però ha chiuso i confini e non ha permesso a donne, uomini e bambini di trovare accoglienza. Una storia fatta di corridoi istituiti per i civili dal regime siriano che sono stati utilizzati soltanto da un migliaio di persone. Perché la popolazione di Idiib preferisce patire le pene dell’inferno piuttosto che entrare nei territori controllati dal governo.
La provincia, infatti, ha rappresentato (e ancora rappresenta) l’ultimo bastione della ribellione. Per questo le forze filo-governative hanno deciso di attaccarla nella primavera del 2019. (……)
In mezzo a questo scenario a farne le spese è stata la popolazione. I raid non hanno infatti risparmiato le infrastrutture civili. Nella zona ormai non è più possibile curarsi né andare a scuola. Il risultato in termini umanitari è stato catastrofico. Le centinaia di migliaia di persone in fuga da Idiib si sono infatti riversate nei centri di Darkosh, al-Dana, Afrin e Azaz situati lungo la frontiera turca, impossibile da valicare. Il governo di Ankara, infatti, ha già accolto oltre 3 milioni di profughi e per questo ha deciso di sbarrare la strada a nuovi ingressi. Il risultato è stata la creazione di una sorta di striscia di Gaza sul suolo siriano.
E mentre nel mondo imperversa l’emergenza legata al diffondersi del coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme proprio per la provincia di Idiib: “Il sistema sanitario è talmente fragile da non poter essere in grado di rispondere ad una eventuale pandemia
Articolo di Andrea Barolini – “Scarp de’ tenis” di Ottobre 2020